musica

La mia musica. No, non quella da me prodotta. Non sono in grado di suonare strumento alcuno. Ma, la musica che piace a me. La buona musica, quella che è entrata nella mia esperienza di vita. Non ci sono graduatorie né indicazioni particolari, ognuno può goderne a piacimento. Accetto suggerimenti e consigli.

Agire l'ascolto

Lunedì sera 16 settembre 2024, è iniziata la nuova stagione del programma di Corrado Augias, “La Torre di Babele” su la 7. È stato un inizio coi botti, veramente un livello di eccellenza elevatissimo. Il tema della serata è stata l’analisi di quella che è stata chiamata un capolavoro non solo dal punto di vista musicale: la nona sinfonia di Ludvig van Beethoven. Augias, ed i suoi ospiti, sono riusciti ad introdurci nella struttura stessa della composizione, nel suo “facimento” nella mente del grande compositore, nei meccanismi strutturali ed armonici del senso stesso della musica come canale di comunicazione massima. Ma non entro più di tanto nel merito – lo hanno fatto magistralmente loro – e chi vuole vedere la trasmissione (se non l’ha vista) può cercarla sui canali streaming della rete televisiva.

Mi preme sottolineare cosa ha dato a me personalmente la trasmissione. Augias, come pochi altri divulgatori, ha la capacità di farti balzare alla mente un pensiero, un’intuizione, una cosa a cui avevi già pensato ma non ti era abbastanza chiara. Augias ha la capacità di chiarire, e di rendere utile al tuo benessere mentale la conoscenza. Ho letto decine di libri su suo consiglio e visto decine di sue trasmissioni culturali su varie tematiche: arte, letteratura, storia, cultura generale, attualità. Sempre di altissimo livello. Ma veniamo al punto, la musica e l’ascolto della musica.

Sin da ragazzo l’ascolto della musica – della buona musica – è stato per me fonte di “benessere mentale”; sin da quando i miei fratelli maggiori mi fecero approcciare al Rock: Creedence Clearwater Revival, Deep Purple, Led Zeppellin, Pink Floyd, Slade; sin da quando nell’ambiente studentesco di Trebisacce (anni 70) dal negozio di dischi di Pier uscivano LP di Genesis, Jethro Tull, Traffic, Area, Santana, Doors, Eric Clapton, The Who, King Crimson, Eagles. E anche a Villapiana (CS) negli anni 70 c’era un gruppo di ragazzi, il CNA (Centro Nucleare Atomico) che ti faceva credere che non era necessario andare a Londra o a Milano, per ascoltare della buona musica rock; bastava guadagnarsi l’accesso allo scantinato dietro piazza Dante dove Tanino, Angelo, Luciano e Franco facevano le prove. E poi successivamente nel sodalizio amicale-fraterno con Damiano Santagada (il primo impianto stereo serio) e Pierino Zito con gli scambi su Peter Gabriel, Talking Heads, U2, The Smiths, The Cure, Simple Minds e il jazz e la musica classica. Beethoven la prima volta fu proprio la nona: una folgorazione; ma anche Liszt, Tchaikovsky, Mozart, Stravinsky, Brahms, Carl Orff, Ravel. Ma ancora, Bologna e Radio Città del Capo con Gregorio Dimonopoli, Beppe Ramina e Paolo Soglia e la musica sperimentale degli anni ’90: Ryuichi Sakamoto, Tuxedomoon, The Residents, Bauhaus, Joy Division, Pere Ubu, Nouvelle Vague, Kraftwerk e la Neue Deutsche Welle, la World Music di Peter Gabriel.

Beh, l’ho fatta troppo lunga; torniamo al punto. Nella pratica dell’ascolto, dalla frequentazione di alcuni amici musicisti bolognesi (in primis Mauro Rinaldi) e in seguito all’ascolto di una trasmissione di un altro bravissimo intellettuale – Alessandro Baricco – che illustrava il “facimento” della quinta sinfonia di Beethoven, mi sono sempre più convinto che l’ascolto della musica (della buona musica) può essere attivo. La trasmissione di Augias di lunedì sera è un’ulteriore conferma di questo.

La musica (la buona musica) quindi, non arriva all’orecchio in maniera passiva, o l’orecchio non recepisce in maniera passiva il suono. L’udito – come la vista, come il tatto, come il gusto, come l’odorato – può essere “indirizzato”. Come quando si guarda un bel quadro, l’occhio cerca il dettaglio e l’insieme; così l’orecchio cerca la nota, il timbro, il tono e l’armonia, l’insieme. Così – nell’ascolto – da tempo io guido il mio orecchio alla ricerca della nota trattenuta di “Heroes” di David Bowie (inventata da Robert Fripp); il giro di basso elettrico di Roger Waters di “One of this days”, l’importanza delle percussioni nell’opera di Peter Gabriel, l’assolo di Fender Stratocaster di David Gilmour in “Fat Old Sun”, l’estensione vocale di Demetrio Stratos, Freddy Mercury, Robert Plant o Annie Lennox. Ovviamente non è – e non può essere – una mera questione fisica o di fisicità; c’entra moltissimo anche la percezione empatica, ossia cosa arriva all’anima attraverso l’ascolto. Come quando si viene precipitati nelle nebbie dell’ignoto e dello spavento dall’adagio del terzo movimento della nona, per essere poi innalzati alla gioia del quarto movimento, una gioia che porta alle lacrime “Alle menschen werden Brüder”. Provateci, troverete una soddisfazione immensa. Ah, funziona solo con la buona musica; il rumore che gira di recente non entra neanche in maniera passiva. Intanto – se volete – godetevi questo flash mob, a proposito di nona di Beethoven.

In Your Eyes - Peter Gabriel

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PLAYLIST

Start, prima salita dolce, via Convento – prima discesa dolce, raggiunto piano campetto di calcio, avvio per via del Cimitero. Terrapieno fino a prima svolta a destra e primo chilometro (dodici minuti). Discesa dolce e terrapieno in piano. Poi discesa forte e rudere in fondo, acquedotto romano (medievale o borbonico). Prima salita forte, terrapieno dolce (secondo chilometro – venticinque minuti), e salita ultima fortissima. Arrivo con fiato sostenuto su terrapieno San Vito. 2,5 chilometri, ventotto minuti. La fontana non ha più acqua da tempo. Bevo una bevanda con the e limone di nota marca con nota testimonial (quella che scandisce le consonanti, come se triturasse alluminio).

Relax. Return. Musica in cuffiette, start shuffle Youtube. Fermo sul quadrivio di San Vito (Tripaola – Catusi – Rossi – Cimitero) parte Kashmir dei Led Zeppelin; mi avvio sulla prima discesa forte mentre Jimmi Page martorizza la sua Gibson e Robert Plant eleva le sue corde vocali verso il cielo. Parapam, parapam, parapam … Ooh, oh baby I been flying Lord yeah mama, there ain’t no denyin’ Oh, ooh yes, I’ve been flying Mama ma, ain’t no denyin’, no denyin’. Mi fermo ancora (al ritorno ci metto molto di più); davanti, il golfo di Sibari e la collina fino al mare. Parapam, parapam, parapam, parapam. Impagabile e praticamente a gratis. Vedo navi mercantili ateniesi approcciare il porto della città, scortate da trireme da combattimento. Trasportano spezie provenienti dall’oriente, e stoffe; pietre e metalli preziosi, zaffiri e lapislazzuli, manufatti di altissimo pregio. Anelli, bracciali, collane e diademi e altro ancora. Carovanieri le hanno trasportate dall’Asia Centrale, dalla Cina, dall’India, forse dal Kashmir. Scambiate nei bazoori di Samarkanda e Bukhara. Parapam, parapam, parapam … Carovanieri escono dalla città verso le montagne per scavallare sul mare Tirreno, e da lì proseguire per le terre dei latini, etruri, liguri e forse l’isola dei sardashani incrociando libanesi, punici e fenici cartaginesi. Lo fanno per evitare i mostri dello Stretto, Scilla e Cariddi.

In fondo al canale e davanti all’acquedotto, mi taglia la strada una piccola fagiana incurante di me e del resto, parte The Forest, The Cure, e mentre affronto la prima salita dolce il giro di basso mi avvolge l’andare, e sulla seconda parte della salita Robert Smith mi tormenta con I’m running towards nothing – Again and again and again and again…

Ma sono ormai di nuovo (again and again, and again) sul terrapieno e Dolores O’Riordan mi urla nelle orecchie il suo ZOMBIE In your head, in your head Zombie, zombie, zombie-ie-ie What’s in your head? In your head? Zombie, zombie, zombie-ie-ie-ie, oh e mi spinge veloce sull’ultima salitella. Ancora uno sguardo al mare, il mare dove non è più e diventa cielo. Spiriti erranti attraversano la strada e mi bloccano più volte, ma proseguo mentre svaniscono guerrieri goti, longobardi, norreni, normanni, svevi, cimmeri, sarmati, ittiti, parti e spartani, berberi saracini e turcomanni, achei, acherunzi, bruzi e alfine enotri italici.

Sono ormai vicino al cimitero e la chitarra di Daniel Ash inizia a sfruculiarmi le vertebre e il loro contenuto, mentre Peter Murphy mormora all’infinito Undead, undead, undead Bela Lugosi’s dead (Bauhaus). Passo davanti al cancello dei riposanti, li saluto tutti, con un cenno del capo. Di tanto in tanto mi faccio un giro, ma oggi no. E torno riconciliato con chissà cosa, verso casa. Where is my mind – Pixies. Sessantasette minuti circa.

David Gilmour – Fat Old Sun Live in Gdansk

Page & Plant - Thank you

Robert Plant e Jimmy Page con la Egyptian Ensemble diretta da Hossam Ramzy. Forse la migliore interpretazione di Thank You.

«If the sun refused to shine,
I would still be loving you
When mountains crumble to the sea
There will still be you ‘n’ me»

Il testo è una poesia amorosa, che Robert Plant dedicò alla moglie, in qualità di dichiarazione d’amore verso di lei.

King Crimson - Starless

Ieri sera, 25 luglio 2018, al Lucca Summer Festival, i KING CRIMSON repertorio antico-classico (‘7ties): Larks’ Tongues in Aspic, Starless, Epitaph, The court of the Crimson King, Moonchild … e per finire 21st Century Schizoid Man. Robert Fripp si diverte col “sostegno” delle sue note che attraversano la spina dorsale per sciogliersi liquefarsi nel cervello. Tre batterie sul fronte del palco realizzano un “bordello preciso”, mentre Pat Mastelotto riempie il tutto con i suoi sonagli, sonaglietti, pezzi di lamiera, coperchi, frulli frilli, trombette, clicche clacche, teroccole e campanacci, cucchiare e cucchiarini. Jakko Jakszyk, voce, ricorda Greg Lake. Mel Collins flauto, sassofono, piffero accorda ogni tipo di movimento. Tony Levin The Professor of Electronic Bass Guitar. Grazie King Crimson per la meravigliosa serata che ha saziato il mio desiderio di “live music”, ma grazie soprattutto ai miei allievi di inglese (Anna Pinna e Stefano Piretti) che me l’hanno regalata.

Qui King Crimson – Starless (Live in Takamatsu, Japan 2015)